«Un'occasione importante per fare un bilancio e definire nuove iniziative nel campo dell'imprenditoria femminile, dove quella che proponiamo non è una azione separata dall’azione generale per lo sviluppo di qualità, presidiato da politiche di inclusione e di coesione sociale. ....».
«Un'occasione importante per fare un bilancio e definire nuove iniziative nel campo dell'imprenditoria femminile, dove quella che proponiamo non è una azione separata dall’azione generale per lo sviluppo di qualità, presidiato da politiche di inclusione e di coesione sociale. Le nostre politiche per l'incentivazione di questo settore riflettono e rinviano alla nostra concezione sulla qualità della nostra comunità, puntando a una nuova gerarchia della sostenibilità, dove la sostenibilità sociale precede e accompagna tutte le altre. Non è un caso che le nostre azioni per la responsabilità sociale e la sua certificazione, le nostre politiche sul credito e per l’accesso al credito fino all’azione sul microcredito siano tutt’uno con le azioni per i diritti di cittadinanza attiva». Lo ha detto stamani l'assessore regionale alle attività produttive Ambrogio Brenna, aprendo i lavori del convegno sull'imprenditoria femminile che si è svolto, in collaborazione con Unioncamere Toscana, al Convitto della Calza, con la partecipazione di tutti i principali soggetti, dal Ministero dello sviluppo economico a Fidi toscana e Artigiancredito, dal Dipartimento di psicologia dell'Università di Firenze a Confesercenti e Retecamere.
«Non si può non partire – ha proseguito l'assessore – dal dato relativo all'andamento del primo semestre del 2008, che segna, come registrato dall’“Osservatorio sulle imprese femminili”, un leggero rallentamento rispetto al quinquennio precedente nella crescita delle imprese toscane al femminile. Questo dato può essere letto come una sostanziale tenuta da parte dell’universo imprenditoriale femminile, che nonostante le notevoli difficoltà che quotidianamente incontra nell’esplicare la propria attività, riesce a conservare la propria vitalità e dinamicità».
«Un altro aspetto positivo – ha aggiunto Brenna - è riscontrabile nella presenza nel settore di donne altamente qualificate che stanno ricoprendo ruoli gestionali sempre più di rilievo, conquistandosi ulteriori spazi nei vari assetti dell’impresa e dotandosi di una struttura societaria sempre più complessa e solida, in special modo nella fase dell’avvio della loro attività. La sostanziale tenuta di queste imprese femminili si spiega anche con lo spirito d’iniziativa proprio non soltanto delle donne toscane, ma anche delle donne immigrate e delle donne italiane provenienti da altre regioni».
L'assessore ha poi tracciato un bilancio dell'impegno regionale per promuovere l'imprenditoria femminile, a partire dall'attuazione della legge 215 che «ha svolto una funzione dinamica e ha permesso la creazione di nuove imprese aprendo nuovi posti di lavoro per il genere femminile. Abbiamo così potuto attivare un sistema di importanti prodotti e servizi a sostegno delle imprese femminili, anche se non sono mancati punti di debolezza, ad esempio il fatto che sono state finanziate molte domande buone sulla carta, ma con risvolti pratici che non ne hanno consentito la realizzazione ed il mantenimento delle attività sul mercato. Ma alle distorsioni normative il Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con le Regioni, ha posto rimedio, introducendo nel bando attuativo più recente, il sesto, modifiche tali da far sì che i progetti presentati e finanziati abbiano maggiori possibilità di riuscita e di permanenza dell’azienda sul mercato».
Ma la Toscana non ha messo in campo solo gli strumenti previsti dalla legge 215 e dai suoi bandi attuativi. Per sostenere l'imprenditoria femminile, come ha ricordato l'assessore Brenna, sono state attivate numerose altre misure, come le risorse del Docup 2000-2006 che hanno incentivato 214 progetti per un totale di quasi 7 milioni di contributi, lo sportello Smoat per il microcredito di cui hanno beneficiato numerose iniziative di donne e i percorsi formativi realizzati con il Comune di Firenze e la facoltà di psicologia dell'università di Firenze finalizzati a a dare un sostegno propedeutico e attivare e supportare la voglia femminile di fare impresa. L'altra importante leva che la Regione sta azionando è quella delle politiche di genere. All'inizio di agosto la giunta regionale ha approvato un disegno di legge sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che contiene un articolo specifico per le donne imprenditrici. Il ddl ha ora iniziato il suo iter in consiglio.
Lorenza Pampaloni