17 marzo 1861 - 17 marzo 2011
Il 17 marzo 1861 avvenne la proclamazione del Regno d’Italia, che aveva come re Vittorio Emanuele II e lo Statuto Albertino come carta costituzionale. Lungo fu il percorso di unificazione dei sette stati che avevano cultura e origine diversa e le profonde divergenze avevano per molto tempo impedito le azioni dei movimenti patriottici, ma un clima di rinata speranza e di fiducia portò ad agire – anche con le armi – affinché si potesse parlare di Italia unita.
Le donne sono state grandi sostenitrici del movimento di unificazione. Hanno agito e si sono impegnate in una lotta dalla quale – per legge – erano escluse. Incuranti dei veti hanno combattuto nelle barricate, hanno assistito i feriti e organizzato centri di accoglienza, hanno scritto, hanno aperto i salotti delle loro case per permettere confronti e discussioni e nei quali sono state organizzate rivolte e azioni risorgimentali.
La partecipazione attiva delle donne sembra essere stata cancellata dalla cronaca del tempo e – cosa ancor più grave – dalla memoria storica.
All’indomani della proclamazione, il Regno d’Italia (unito) ebbe il riconoscimento ufficiale da parte degli altri stati europei e dagli Stati Uniti d’America poiché politicamente rappresentava una garanzia rispetto ad una serie di stati che lottavano tra loro per l’egemonia del Mediterraneo. L’Italia però non aveva tradizioni politiche univoche e le diversità culturali procurarono non pochi problemi al neonato Stato.
L’unico aspetto che non creò nessuna discussione fu nel non riconoscere alle donne la piena cittadinanza. In un progetto di legge a firma dell’allora On. Marco Minghetti, si precisava che “né le donne né gli interdetti di mente” potevano essere elettori o eleggibili; solo qualche anno dopo l’On. Morelli farà una proposta “La donna italiana può esercitare tutti i diritti che la legge riconosce ai cittadini del regno” ovviamente fu malamente respinta dal nostro Parlamento.
La delusione raccolta smosse donne colte e illuminate che però ancora non avevano una vera e propria, e soprattutto diffusa e condivisa, coscienza femminista. Furono pioniere e portatrici di nuovi ideali, ma dobbiamo aspettare il nuovo secolo per mettere in atto una forte e sentita battaglia per l’ottenimento di diritti legittimi.
L’unificazione fu il frutto di una lotta comune di tutti i cittadini degli stati italiani – di uomini e di donne – che volevano una realtà nuova e democratica e così è stato, ma solo successivamente. L’Unità nazionale – dopo un primo periodo sterile – è stata determinante per il futuro percorso di crescita delle italiane, unite nella lotta - politica ed intellettuale – al fine di raggiungere tutti quei diritti che le avrebbero portate, insieme agli uomini, ad una cittadinanza attiva ….e di genere.