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OCCUPAZIONE FEMMINILE, COME AUMENTARLA IN 12 MOSSE

donne che lavorano
Simoncini: «Il lavoro delle donne è una leva per lo sviluppo»

La strada dello sviluppo passa per le pari opportunità. Aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è la chiave per far fare all’economia della Toscana un salto di qualità. Il lavoro delle donne è un potenziale inespresso che deve essere sfruttato appieno e per farlo è necessario superare pregiudizi e ostacoli che hanno scavato, nel tempo, un profondo divario fra uomini e donne. Questi alcuni dei presupposti dell’intesa per l’occupazione femminile che la Regione Toscana stringe oggi con le parti sociali e le amministrazioni provinciali.
«Un vero e proprio Patto - ricorda l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini che lo ha firmato per la Regione - il primo del genere a livello nazionale, che punta a coinvolgere e impegnare tutti i soggetti firmatari, dai sindacati alle associazioni dei datori di lavoro, dalla Regione alle Province, ad attuare politiche che tengano sempre presente, in qualunque campo si dispieghino, la dimensione delle pari opportunità».
Ma il Patto non contiene solo una dichiarazione di principi: all’obiettivo dell’aumento della partecipazione femminile al lavoro fino al 60% indicato, per il 2010, dal Consiglio europeo di Lisbona, si accompagna un elenco stringente di 12 punti, fra iniziative, azioni ed impegni, per gran parte dei quali la Regione contribuisce finanziariamente con le risorse del Fondo sociale europeo. «Come sottolinea anche la Banca d’Italia in un recente studio - spiega l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini - quando il divario fra occupazione femminile e quella maschile si riduce, aumenta il prodotto interno lordo. Più donne al lavoro, quindi, significa maggiore benessere e migliori performance per la nostra economia. E’ per questo che le pari opportunità nel mercato del lavoro sono per noi una priorità, che percorre trasversalmente tutti i settori di intervento della Regione. In particolare, con il programma operativo 2007-2013 del Fondo sociale europeo, abbiamo posto un’attenzione particolare al tema delle pari opportunità che percorre tutte le azioni da finanziare. Ciò consentirà anche una maggiore diffusione delle iniziative sul territorio regionale per dare a tutte le donne che risiedono in toscana le stesse possibilità». La Regione sostiene il Patto con 6 milioni di euro, cui si devono aggiungere 1 milione e 500 mila euro per i voucher di conciliazione fra vita familiare e lavorativa. Inoltre, ad oggi, 8 su 12 fra Province e Circondari, hanno già attivato risorse per gli interventi del Patto per oltre 11 milioni di euro.
Fra le iniziative riproposte nel Patto per l’occupazione femminile e che dal patto dovrà trarre ulteriore impulso e diffusione, gli incentivi per l’assunzione di donne ultratrentacinquenni. La Regione per questo ha messo a disposizione risorse che consentono un contributo minimo di 4000 euro per ciascuna assunzione. Impegno per il potenziamento anche della Carta formativa (ILA, individual learning account) di cui si prevede l’estensione all’intera regione (con l’erogazione di circa 3000 card, per un importo massimo di 2.500 euro). Per la sua flessibilità la carta prepagata per la formazione è utilizzata per oltre il 70% da donne. Oltre allo sviluppo del programma, gestito da Italia Lavoro, per l’inclusione sociale e l’inserimento di lavoratori svantaggiati (PARI Pre-crisi), si prevede l’incremento dei voucher spendibili per la cura di anziani, bambini e disabili consentendo alle donne di frequentare corsi di formazione e di cercare attivamente un’occupazione. Fra le azioni legate alo sviluppo, in un’ottica di genere, dei servizi per l’impiego, la conferma della referente di parità, figura in grado di occuparsi della promozione delle pari opportunità nelle aziende e nel territorio, creando le condizioni favorevoli all’accesso delle donne nel mercato del lavoro. E ancora si propongono iniziative di sensibilizzazione contro gli stereotipi, per la creazione di impresa, per l’inserimento delle donne immigrate. Se la Regione si impegna a incentivare la crescita dei servizi per l’infanzia, in particolare raddoppiando, negli ultimi due anni, le risorse destinate all’apertura di nuovi asili nido, le parti sociali si impegnano, per parte loro, a sollecitare le aziende a mettere in atto iniziative per la conciliazione vita-lavoro, incentivando orari flessibili, uso di congedi parentali, part time, telelavoro, cercando di cambiare la cultura organizzativa che considera part time e congedo parentale come un ostacolo alla carriera.

Qualche dato sull’occupazione femminile
Nonostante il mercato del lavoro della Toscana del lavoro sia sempre più rosa, con un’occupazione femminile che cresce costantemente e continua a rappresentare uno dei fattori trainanti dell’occupazione, la partecipazione femminile al lavoro continua a presentarsi su valori molto più bassi rispetto a quella maschile e a contenere elementi di instabilità e discontinuità connessi alle esigenze di conciliazione tra vita familiare e professionale. Rispetto all’obiettivo fissato dalla strategia europea per l’occupazione di un tasso di occupazione femminile del 60% entro Il 2010, i dati più recenti mostrano una crescita complessiva del tasso di occupazione femminile dal 55% del 2006 al 55,5% del 2007. Un dato che indica comunque raggiungibile l’obiettivo comunitario. La Toscana si colloca ad un livello decisamente superiore a quello medio nazionale (46,6%), ma un po’ al di sotto rispetto ad altre regioni del Nord. Siamo ancora lontani dai livelli medi europei e soprattutto dai paesi del Nord Europa, come Danimarca e Svezia, dove i tassi di occupazione delle donne hanno superato il 70%.
La partecipazione femminile al lavoro non è omogenea: in alcuni territorio si evidenziano tassi di occupazione particolarmente bassi (a Livorno e a Massa Carrara siamo al di sotto del 50%), mentre in altre aree questa soglia è stata raggiunta e superata. Alla crescita in termini quantitativi, non fa riscontro un’analoga crescita in termini di qualità. Le donne restano le prime vittime delle crisi aziendali, del lavoro precario e flessibile, mentre accedono, anche a parità di titoli, meno degli uomini ai lavori più qualificati e alle posizioni dirigenziali. Problematico anche il rientro sul mercato del lavoro dopo aver lasciato per dedicarsi alla famiglia, alla cura dei figli e degli anziani. Per questo la Regione ha messo in campo un fondo ad hoc, che prevede, come si è detto, contributi alle aziende che assumono a tempo indeterminato donne sopra i 35 anni.
Autore: Barbara Cremoncini



25 luglio 2008

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