Oggi è l’8 marzo e non vuole essere un promemoria per chi la memoria non ce l’ha, ma un ricordare la lotta per i diritti che è stata duramente affrontata da molte donne, nonne di quelle nipoti che guardano passivamente foto pubblicitarie denigranti e vivono altrettanto passivamente lo sfruttamento dell’immagine femminile credendolo normale.
Viaggiando, sia per strada che sul web, s’incontrano immagini eticamente offensive. L’uso del corpo delle donne nelle pubblicità, nei media, nei social network, è dilagante, un oggetto da sfruttare per meglio offrire un prodotto.
Non è lusingante, è offensivo!
Archetipo di una cultura che deve indignare non solo le donne, ma anche gli uomini perché lede la dignità di ogni persona, indipendentemente dal genere e dal ruolo.
Laddove si pubblicizza il divertimento è quasi d’obbligo che ci siano donne non vestite, palpeggiate e in posizioni che lasciano poco spazio all’immaginazione in ambienti tipicamente attribuiti al mondo femminile, quali ad esempio la cucina.
Un rafforzamento di stereotipi su stereotipi!
Divertirsi e fare festa è un diritto di tutti - uomini e donne – ognuno può e deve decidere di esercitarlo come meglio crede, ma al divertimento non può essere sacrificata la dignità, intesa come valore assoluto dell’essere umano, sia esso attore o spettatore.
Assessorato e Centro Pari Opportunità della Provincia di Arezzo.