La Corte di Cassazione riafferma la legittimitā della Consigliera di Paritā a costituirsi parte civile nei processi penali per fatti relativi a maltrattamenti sul lavoro
La sentenza del 16 aprile 2009, della Suprema Corte di Cassazione, ha riaffermato la legittimità, già riconosciuta nel 2007 dal tribunale di Torino, della Consigliera di Parità a costituirsi parte civile nei processi penali per fatti relativi a maltrattamenti sul lavoro. La sentenza, riconoscendo il ruolo fondamentale di Pubblico Ufficiale, a tutela delle lavoratrici sui luoghi di lavoro, rafforza l’attività delle Consigliere nella ricerca e nello sviluppo di azioni di conciliazione dei tempi e dei modi di lavoro delle lavoratrici allo scopo di affermare qualità e dignità del lavoro, contro ogni forma di violenza e molestia.
La sentenza della Cassazione ha stabilito il diritto al risarcimento anche alla Consigliera di parità in un processo per maltrattamenti e molestie ai danni di alcune lavoratrici. Insieme ai diritti e alla dignità delle lavoratrici, viene infatti riconosciuto a pieno titolo il ruolo della Consigliera di Parità come organismo preposto alla tutela contro le discriminazioni di genere.
“La rete delle consigliere di parità - sottolinea Marilena Pietri Consigliera di parità della provincia di Arezzo - svolge un grande lavoro sul territorio per il rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e questa sentenza, oltre a riconoscere e rafforzare la funzione della Consigliera, riconosce che le molestie contro le donne sul luogo di lavoro non sono soltanto un reato contro la persona, ma anche un danno alla collettività e crea un precedente assai significativo oltre che una forte valenza simbolica. La sentenza costituisce uno strumento in più che aiuterà altre donne a non subire trattamenti vessatori sui luoghi di lavoro”